Marmellata, Confettura e Composta
Marmellata, Confettura e Composta
DALLA FRUTTA AL BARATTOLO
Marmellata: conserva alimentare costituita da un minimo del 20% di polpa succo e scorza di soli agrumi e zucchero.
La nostra ne contiene dal 70%
Confettura: realizzata con un minimo del 35% di frutta; diventa Extra portando la quantità minima della stessa al 45%
La nostra ne contiene il 70-78% a seconda del frutto.
Composta: generalmente molto meno ricca di zuccheri, la quantità della frutta contenuta deve essere minimo dei 2/3 sul totale.
La nostra ne contiene il 70% ed è dolcificata con succo d’uva.
La parola marmellata deriva dal termine portoghese MARMELADA il cui significato è…
confettura di marmelo
ossia di mela cotogna (l’attuale Cotognata).
Studiando l’etimologia della parola, si scopre che deriva dal latino melimelum ed a sua volta,
dal greco melimelon formato da meli=miele e melon=mela.
I primi composti dolci infatti (arrivati a noi grazie al gastronomo Apicio, in attività nel periodo dell’imperatore Tiberio),
vennero realizzati da antichi Greci che per ottenere un dolcificante, usavano cuocere le mele cotogne insieme al miele.
Di seguito, i Romani iniziarono a conservare la frutta, immergendola in un mix di vino passito, vin cotto, mosto e miele.
Solo dal 1700 con l’abbondante arrivo dello zucchero di canna proveniente dalle colonie,
si iniziò a produrre un composto di frutta e zucchero molto simile a quello attuale,
abbandonando l’uso di miele e mosto che influiva maggiormente sul sapore.
Nacque in quel periodo il termine “confiture” derivazione del verbo “confettare”(ricoprire di zucchero) per indicare
gli alimenti trattati con lo zucchero, per garantirne la loro conservazione.
Lo sviluppo dei commerci all’interno della Comunità Europea, portò la necessità di regolamentare le differenze
e meglio definire i vari prodotti indicati con i termini marmellata, confettura, composta e gelatina con un decreto
della Direttiva Europea n.79/693 del 1979 inclusa dall’ordinamento italiano nel 1982 con il D.P.R.8 giugno 1982, n.401.
Questo decreto ha permesso la commercializzazione in tutta la Comunità Economica Europea di questi prodotti,
evitando la concorrenza sleale basata sul prezzo, e non sulla qualità legata alla percentuale di frutta contenuta.